Quando l’industria ti uccide

Non amo fare pubblicità né sponsorizzare prodotti o servizi, altrimenti farei l’influencer su TikTok! Questa volta, però, mi sento spinto a farlo e ribadisco che non sono pagato per questo.

Ti voglio parlare di un app che ho trovato utilissima, etica e fondamentale per la nostra salute, il cui nome svelerò alla fine; l’ho scoperta quasi per caso durante una chiacchierata con una delle mie figlie.

Come tutti sapete, l’Italia è uno dei paesi più corrotti… ma in giacca e cravatta! Basta pagare, bussare alle porte giuste e si cambiano le leggi; ciò che è torbido passa immediatamente dall’illecito al lecito. 

Le normative che regolamentano il settore alimentare sono passate (sicuramente per bustarelle e raccomandazioni varie) dalla rigidità di un tempo ad un permissivismo estremo e chi ne paga le conseguenze, come sempre, siamo noi! Con questa dinamica sulle nostre tavole, senza saperlo, portiamo spesso il veleno! In Italia uno dei settori più contaminati è infatti quello agroalimentare. A detta di medici illustri e nutrizionisti, una della cause primarie dei tumori è proprio l’alimentazione poiché ciò che mangiamo non è sano e nel tempo può provocare il cancro!

La Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro ci informa che oggi circa un uomo su 2 e una donna su 3 si ammalerà di tumore!
Questa non è una bella notizia e per quanto dipenda da noi, dobbiamo fare il possibile per “difenderci”.

Tempo fa parlavo con una cara amica che lavora negli ospedali. Mi rivelava che colleghi della morgue le avevano raccontato che molto spesso, alla riesumazione dei morti (questo per legge deve avvenire dopo 10 anni dalla sepoltura), venivano trovati intatti e mummificati; ciò pare sia dovuto al quantitativo enorme di conservanti che assumiamo nell’arco della vita attraverso molti alimenti. I conservanti però non sono l’unico dramma.

Non siamo nuovi ad inchieste dalle quali emerge che aziende di primaria importanza nella produzione e distribuzione di carni conservate, sono state sorprese ad allevare bestiame in condizioni di pessima igiene, nutriti con mangimi tossici, antibiotici per non farli morire di infezioni e trattati in maniera disumana.
In una inchiesta televisiva si potevano vedere maiali che fatti ingrassare troppo rapidamente non erano più in grado di reggere il proprio peso e così, caduti su un lato, restavano immobili, immersi nei loro escrementi e nelle loro urine fino alla macellazione! Non so voi, ma io da tempo avevo notato un odore “strano” soprattutto nei prosciutti industriali.

Altro argomento scottante sono tutti quei prodotti che le mamme portano spesso in tavola e che sono la delizia dei bambini. Spinacine, Chicche di pollo, Cordon bleu, Cotolette, Polpettine et similia vengono definiti, come si può leggere sulle confezioni, preparati con carni separate meccanicamente. Per chi non lo sapesse quelle carni sono la parte finale di ciò che è stato usato per i tagli migliori, ovvero gli scarti: cartilagini, interiora, carcasse, ossa, tendini triturati finemente fino a diventare una poltiglia chiamata in gergo “pink slime”… e il nome dice già tutto! Questa poltiglia viene successivamente precotta, trattata con enzimi e infine irrorata di ammoniaca che ne abbassa l’altissima carica batterica e toglie il sapore che poi verrà successivamente ricreato artificialmente con additivi e aromi.

Molti, venuti a conoscenza di quanto appena detto si sono sensibilizzati al punto di diventare vegani, ma anche lì la questione non è che sia poi migliore. Pesticidi, annaffiature con acque inquinate, concimi chimici e molto altro rendono insicure anche le verdure, la frutta e gli ortaggi così come i preparati vegan confezionati che sebbene portino diciture come bio, natura viva, vivi bene ed altro, non sono poi così sani.

A rafforzare quanto detto, giorni fa al supermercato leggevo su una bottiglia di succo di frutta, che in realtà, sebbene portasse come definizione “succo di mirtillo”, conteneva, pensate bene, l’1% del frutto! Eppure, nonostante l’insignificante percentuale, era venduta con tale ingannevole dicitura e probabile approvazione delle istituzioni di settore. 

Tra l’altro l’industria del cibo oramai è in mano a pochissimi produttori mondiali che ne detengono il monopolio e che stringendo sempre più la vite, stanno facendo sparire la piccola distribuzione  mettendo in difficoltà gli agricoltori privati.
A tal riguardo volevo farvi notare che ultimamente sempre più frutta è priva dei semi… domandatevi perché!

Veniamo al dunque. L’app rivoluzionaria si chiama Yuka ed è disponibile gratuitamente su Google play ed Apple store. 

Con Yuka è sufficiente scansionare con lo smartphone il codice a barre di un prodotto e l’app ti indica il livello di qualità o di tossicità del prodotto. Ciò avviene sulla base di molti fattori: ricerche di studi indipendenti, di associazioni di settore e dei dati del Nutri-Score. Quest’ultimo prende in considerazione calorie, zuccheri, sale e grassi saturi come elementi negativi, mentre proteine, fibre, frutta e verdura come elementi positivi; sulla base di questo suddivide i prodotti in 4 categorie: scarso, mediocre, buono ed eccellente con punteggi che variano da 0 a 100.

Parimenti fa con i prodotti cosmetici, i detergenti e i detersivi.

Yuka non ha pubblicità per non incappare in conflitti di interesse, infatti potrai trovare dello stesso brand, prodotti a punteggio 0 come prodotti a punteggio 100. È evidente, quindi, che non ci sono compromessi e pressioni sulla valutazione degli stessi.

Yuka, pertanto, non è solo un modo per nutrirsi più consapevolmente, ma anche un sistema per fare guerra a chi, senza scrupoli e ai fini economici, produce e porta sulle nostre tavole cibi che ci uccidono

A me, personalmente ha cambiato le scelte alimentari e grato per questo, la consiglio anche a te.

Buon appetito!

Ferruccio Parrinello 
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